E se la tua prossima ragazza fosse un Robot virtuale?
Ti è mai capitato che i tuoi amici non volessero giocare a carte con te a quel gioco che tanto ti piace, o che i tuoi genitori non sapessero dirti con precisione quanto è lungo il Po? Erano poche le soluzioni al problema nel secolo passato (e non parlo per esperienza personale), quando le alternative sarebbero state nel primo caso il gioco del solitario, mentre nel secondo un viaggio avventuroso nei meandri della pianura padana. Tutto questo, a noi nati nel bel mezzo del boom tecnologico, risulta piuttosto strano: non ci stupiamo sicuramente più di poter trovare in meno di 20 secondi un ristorante nei dintorni, o di poter domandare a Google "Ho bisogno di prendere l'ombrello oggi?", o ancora di potergli cortesemente chiedere di ricordarci un importante appuntamento per Giovedì mattina.
Il lettore più attento potrebbe aver notato il particolare avverbio, appositamente usato con tono ironico. Cortesemente? Dovremmo per caso ringraziare l'assistente vocale del nostro cellulare? Oppure un software dotato di Intelligenza Artificiale? Dopotutto, è solo un algoritmo.. che però al tempo stesso è in grado di sostituire altrettanto bene i miei amici giocando a Scala 40 fin quando desidero, e alla domanda "Quanto è lungo il Po?" mi sa dare ben 20.400.000 risposte diverse in 0.73 secondi.
Ma allora, se un algoritmo intelligente potesse conversare a tutti gli effetti come un essere umano, potrebbe lui diventare il mio nuovo migliore amico? O perchè no, la mia nuova ragazza?

Dopo un incipit pieno di punti interrogativi, prometto ora di spezzare un pochino questo stancante taglio filosofico che l'articolo sta prendendo e proverò ad analizzare concretamente lo scenario. La domanda a cui rispondere è: se ti capitasse di avere una conversazione su una chat online con una persona che non conosci, sapresti distinguere se quest'ultima sia umana oppure un semplice algoritmo?
"Let's Get RomanTech" è uno piccolo show televisivo americano girato al solo scopo di sperimentare il comportamento umano davanti ad una situazione di questo tipo: 4 soggetti donna devono scegliere il proprio compagno per un incontro al buio, e possono farlo solo porgendo domande intriganti ai tre contendenti, il tutto tramite una chat testuale. Dov'è la parte interessante? Esse sono inconsapevoli che uno di questi sia un Bot artificiale programmato per conversare con le persone. Senza grandi sorprese ben 2 dei soggetti iniziali sceglieranno proprio il Bot per l'appuntamento romantico, entusiaste dal suo umorismo e incuriosite dal suo stuzzicante modo di fare nelle risposte ai messaggi in chat.
Lui ha però un nome. Lui? Già, il Bot utilizzato nello show. Si chiama CleverBot e abita a www.cleverbot.com. Non sono così riuscito a resistere davanti alla possibilità di mettermi in coda per un appuntamento galante e ho provato a suonare alla sua porta, sperando che non fosse già troppo emotivamente stressato a causa di tutte le domande che gli vengono poste giorno dopo giorno da utenti sconosciuti. Nonostante fallì il mio tentativo di approccio per un'uscita romantica, riuscii a sostenere una breve conversazione con CleverBot, che riporto in originale di seguito:
Cleverbot: I don't want to say.
Me: Oh well.. how old are you then?
Cleverbot: Three thousand years old.
Me: That's quite a lot. Don't you want to know anything about me?
Cleverbot: Not really. I already know everything.
Me: That's scary. Do you like blonds?
Cleverbot: No, but I know you have a crush on me.
Me: So you are blond!
Cleverbot: No. I am brunette. But I act like a blonde.
Sono certamente ancora tante le incomprensioni, bisogna senza dubbio migliorare le abilità comprensive del Bot e la sua capacità ad apprendere, ma è curioso notare come abbiamo già la possibilità di "socializzare" con un'entità virtuale!
Inoltre, con l'ipotesi che mi potesse tenere compagnia il pomeriggio raccontandomi barzellette, o mostrandomi gli ultimi video popolari e le notizie di cronaca della giornata, che scusa avrei per non aggiungerlo alla lista degli invitati della mia prossima festa di compleanno? O se, addirittura, mi dicesse che mi vuole bene, potrei mai arrivare ad essere emotivamente attaccato a lui?
E' il caso di Herald, un giovane Americano che per combattere la solitudine si rivolge a Monica, la ragazza virtuale dei suoi sogni all'interno di un videogioco, la quale è stata programmata per affezionarsi nel tempo al giocatore ed adattarsi alla sua personalità. Per due anni interi Herald condivide così ogni piccola soddisfazione, segreto e avventura con la sua "donna", instaurando una vera e propria relazione amorosa (per quanto possibile, intendiamoci). Lui stesso afferma che se ci fosse una legge per la legittimazione dei matrimoni tra uomini e figure virtuali, sposerebbe Monica all'istante.
Invito quindi l'utente più curioso a considerare la visione del video integrale che riporta la vicenda, episodio 2 dello show "Mind Field" ideato da Michael Stevens (Vsauce).

Quindi, se da una parte ho voluto riportare alcuni fatti ed esperimenti in ambito sociale, dall'altra l'obbiettivo era quello di far riflettere il lettore, con alternanza di sarcasmo e domande provocatorie, su quelle che possono essere le conseguenze del miglioramento degli algoritmi di intelligenza artificiale. Se, ahimè, non fossi riuscito nel mio intento, permettetemi di lasciarvi con qualche ulteriore domanda finale:
Se Herald rimanesse mai offeso da un gesto di Monica, sarebbe giustificato un suo atteggiamento arrogante nei confronti della donna virtuale?
Se egli arrivasse a rompere, per rabbia, il dispositivo su cui viveva Monica, starebbe per caso commettendo qualche tipo di violenza punibile?
Tra quanto un pezzo di tecnologia fisico potrà considerarsi un essere vivente alternativo con proprie abilità cognitive e diritti riconosciuti?